Re
dell'Afghanistan. Nel novembre del 1933, non ancora ventenne,
salì al trono, succedendo al padre Mohammed Nadir Khān. Il Paese
stava attraversando un periodo molto difficile e di estrema tensione, e
Z.
S. s'impegnò a rafforzare l'unità nazionale - assai
difficile per un Paese caratterizzato dalla presenza di decine di razze e di lingue - e a
salvaguardare la tradizionale linea di equilibrio inaugurata nel XIX sec. quando
l'Afganistan si trovò compresso tra la Russia zarista e l'Impero
anglo-indiano. Tale posizione fu mantenuta anche dopo la seconda guerra
mondiale, quando cominciò a manifestarsi l'interesse degli Stati Uniti
per questa regione-cuscinetto, posta in una delle zone più importanti
dello scacchiere mondiale. All'interno
Z.
S.
si
impegnò a perseguire una politica di "democrazia guidata",
favorendo un graduale rinnovamento delle istituzioni per gran parte ancora assai
antiquate; nel 1964 introdusse una nuova Costituzione che sanciva l'esclusione
dalle funzioni di Governo dei membri della famiglia reale e la creazione di un
Parlamento eletto. Il proposito di
Z.
S. di introdurre caute e
graduali riforme, incontrò tuttavia non pochi ostacoli, suscitando da un
lato l'ostilità del clero musulmano sunnita e delle sette
tradizionaliste, dall'altro la crescente opposizione dei gruppi progressisti,
che rendevano sempre più difficile la politica di "democrazia
guidata". Nel luglio 1973, mentre si trovava all'estero,
Z.
S. venne deposto da un colpo di Stato militare capeggiato dal
generale Mohammed Daud Khān, già primo ministro tra il 1953 e il
1963, che proclamò la Repubblica.
Z.
S. si stabilì allora
a Roma, rimanendovi fino al 2002, anno in cui, caduto il regime dei Talebani, poté
fare ritorno in Afghanistan, annunciando al contempo di
rinunciare a ogni pretesa al trono. Dopo essere stato insignito del titolo onorario
di "padre della Nazione", il 7 dicembre 2004 fu presente, a Kabul, al giuramento di
Hamid Karzai - figura di spicco del suo clan - quale presidente dell'Afghanistan (Kabul 1914 - 2007).